venerdì 12 ottobre 2007

Tremila amici e una legge popolare

Sono soddisfatto. Volto pagina. Tremila amici sono arrivati da tutt'Italia per ragionare insieme a me di politica, di uno scatto da compiere, di un progetto di centro da portare avanti a testa alta, e, non ultimo , per manifestarmi solidarietà in un momento che, sia pur dietro le spalle, è stato molto difficile. Anche Pezzotta ha voluto essere presente. Ora guardo avanti. Alla legge popolare per la quale proveremo a raccogliere firme ovunque. Per chiedere che si inserisca nuovamente il diritto a esprimere le preferenze nella scheda elettorale.

giovedì 4 ottobre 2007

Legge Gozzini

L'ex br condannato all'ergastolo ma in semilibertà, sulle pagine dei giornali per fatti di cronaca, mi ripropone riflessioni sulla legge Gozzini. Io ho in proposito una mia idea ma certo se la dico vengo fatto a fette. E quindi la tengo per me. Almeno per il momento. Ma vorrei sentire anche da voi se pensate vada rivista o se avete in proposito idee e commenti.

Tutto tranne che l'italiano

Dice il giornalista Andrea Bonanni su Repubblica che è sbagliato l'aver chiesto, come ho fatto io, che i ministri italiani chiamati all'estero per una riunione importante siano messi in condizione di parlare in italiano e di ottenere una simultanea italiana degli interventi e delle conversazioni. Ma che figura! Ma che vergogna! Gente che non parla le lingue non dovrebbe rappresentarci fuori dall'Italia! E allora replico: capisco e parlo il francese. Ma non è questo il punto. Io ho fatto solo rispettare una direttiva del nostro consiglio dei ministri del 2006 in cui abbiamo chiesto che vengano "evitate gerarchie linguistiche", e di conseguenza culturali. Ho in pratica difeso l'Italia e la decisione, che abbiamo assunto insieme alla Spagna, di portare avanti un'azione di contrasto contro la prassi in vigore all'estero. Ho solo chiesto il rispetto della nostra lingua e della nostra cultura. Ma, evidentemente, fatto da me non va bene neanche questo. I tedeschi - dice Bonanni - sono riusciti a imporre la loro lingua. Gli italiani e gli spagnoli - rispondo - ci stanno provando.
Il filtro serve a non farsi intossicare troppo. Nel fumo come in altre situazioni. Il mio blog viene preso d'assalto da anonimi, nomi inesistenti, provenienze curiose. Insulti espliciti dalla prima riga o insulti subdoli infilati dentro un discorso. Devo quindi leggerli tutti per capire a chi rispondere visto che non si può fare questo lavoro con oltre mille commenti al giorno. Solo per questo, come vi avevo accennato in un post precedente, ho scelto un filtro serio che la piattaforma offre. Chi commenterà, anche con critiche aspre ma corrette sarà sempre ben accetto.

Un due tre... Stella

Gianluigi Stella, noto giornalista del Corriere della Sera, fa lo spiritoso moralista su di me perchè sarei andato in aspettativa dalla Rai tanti anni fa facendomi pagare i contributi previdenziali per la pensione da giornalista pur essendo stato eletto in Parlamento. L'accusa si basa sull'ignoranza costituzionale e sulla non conoscenza dei fatti. Strano per un giornalista no? Le cose stanno così: non ho scelto io l'aspettativa pagata dallo Stato. Non si poteva fare diversamente. A quel tempo pagava la Rai. Il meccanismo valeva per tutti i dipendenti, giornalisti e non di un ente pubblico. Anche lui, se venisse eletto oggi, non potrebbe esercitare la professione e andrebbe in aspettativa. Dal 1998 in poi, fino ad arrivare alla pensione, i contributi li ho pagati io direttamente, per quasi dieci anni. Ma la storia è anche più curiosa e la racconto tutta: quando fui eletto deputato molti parlamentari svolgevano il doppio lavoro, dal momento che nulla imponeva una scelta. Io mi misi invece subito in aspettativa volontaria. Anzi passavo per fesso allora e i colleghi mi dicevano:"ma perchè l'hai fatto?". Rivolsi quindi un' interrogazione all'allora presidente della Camera, Ingrao, in cui sostanzialmente dicevo che tutti gli altri parlamentari di diversi partiti facevano il doppio lavoro e che la Dc tanto vituperata, su quell'argomento, si comportava invece correttamente dal punto di vista dell'etica. Scoppiò un putiferio. L'interrogazione non fu accettata, risposero gli uffici, perchè si faceva riferimento a dei colleghi, ma in Rai l'aria divenne irrespirabile. Si riunì il consiglio d'amministrazione e la vicenda si ingigantì al punto che tutti i colleghi deputati-giornalisti mi guardarono storto per mesi. Poi, dopo qualche tempo, fu presa la decisione che l'aspettativa fosse obbligatoria per gli eletti in maniera automatica.
Per cui Stella sbaglia di grosso. Ma per i magistrati che si mettono in pensione volontariamente anche prima dei cinquant'anni non c'è scandalo invece se prendono la pensione anticipatamente e contemporaneamente lo stipendio da parlamentare. Gli autori della Casta sanno di chi parlo. Se la cosa avesse interessato me sarebbe accaduto di tutto. Non interessa me e dunque...non se ne parla. Spero solo che nella seconda edizione nel libro certe cose possano essere raccontate per come sono, e non per come si crede che siano.

Un libro a quattro mani

“Se ne sono dette davvero di tutti i colori, negli ultimi giorni, ma ora tra Beppe Grillo e Clemente Mastella sembra arrivato il momento di una 'pace di Ceppaloni'. Un colpo di scena che non solo potrebbe archiviare i durissimi scambi di accuse sull'indulto ma addirittura veder nascere una 'strana coppia' editoriale, se andasse davvero in porto quella sorta di versione alternativa al fortunatissimo 'La Casta', vagheggiata da Mastella e colta al volo da Grillo.


L'iniziativa la prende proprio il comico-blogger che, a sorpresa, dichiara da Internet: "Non ci sto più al gioco al massacro ceppalonico. Mastella è solo un capro espiatorio. Il migliore sulla piazza della politica, certo. Per questo hanno scelto lui. Ma l'indulto non è una sua idea, ne sono convinto". Di più: "Mastella ha detto una grande cosa, ha annunciato un libro 'su tutte le altre caste, a partire dai giornalisti'. Questa volta sono d'accordo con lui. Gli offro la mia prefazione o, se preferisce, il libro lo possiamo scrivere a quattro mani. Vado fino a Ceppaloni se mi invita".


E l'invito arriva davvero. "Rispondo a Grillo che a scrivere sulle caste sono disponibile. Può venire tranquillamente a Ceppaloni come mi ha chiesto e possiamo scrivere a quattro mani", dice a L'Aquila il ministro di Giustizia. "Io credo - ha rilevato Clemente Mastella - che nel nostro Paese ci sia oggi sotto pressione la classe politica, le sue responsabilità, ma ci sono tante caste molto più forti e più potenti della cosiddetta casta della politica. Ci sono 'castisti' molto più forti".”

Solo un estratto dai siti giornalistici. In questo caso:"Quotidiano.net" di Nazione-Resto del Carlino.